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Täschhorn (4491mslm) – Cresta SW – Alpinismo in Vallese

Täschhorn (4491mslm) – Cresta SW – Alpinismo in Vallese

2,3/07/22

Ricordo bene l’anno scorso, durante la scalata dell’Alphubel con l’amico Ivan, la visione spettacolare che si aveva sul Täschhorn. La fama di questa montagna la precede, chi conosce un po’ di storia dell’alpinismo sarà sicuramente a conoscenza di quanto terribile possa essere la sua cresta sommitale.

Con Marco ci sentiamo a metà giugno. Iniziamo a pensare a che cosa fare in una delle nostre solite scorribande in giro per le Alpi. Quasi senza esitare arriva la proposta. Täschhorn, 4491 metri di quota. Accetto. Prenotiamo il bivacco per la prima di luglio, speranzosi nella meteo.

Passando per lo spettacolare Nufenenpass l’occhio non può che cadere sui due giganti Schreckhorn e Finsteraarhorn che svettano imponenti sulle montagne sottostanti. Avendoli scalati entrambi, questa volta la visione appare ancora più intensa. Scendiamo in Vallese e quindi raggiungiamo Täschalp, piccolo agglomerato di case e baite a circa 2200m di altitudine, a pochi km da Zermatt. Ci aspetta una vertical fino ai quasi 3900 metri del Mischabeljochbiwak, prima per comoda strada, poi per ripidissimo sentiero, poi per traccia e quindi su ghiacciaio. Sono le 14:30 quando iniziamo ad affrontarlo. Lo troviamo in pessime condizioni, ci impegnerà parecchio. Arriviamo al bivacco che sono le quattro di pomeriggio. La struttura è comoda e comfortevole. Cuciniamo con difficoltà del riso alla pescatora, (a queste quote l’acqua bolle a poco più di 80 gradi) poi dopo un bel tramonto e qualche telefonata proviamo a dormire, invano.

Alle 5:30 di mattina del giorno dopo partiamo per la scalata. Ci aspettano più di 3km solo a salire fino ai 4491mslm della cima, la decima più alta delle Alpi, la terza tutta in territorio svizzero dopo Dom e Weisshorn. Panorama splendido, lascio parlare le fotografie questa volta. Tutte le vere montagne sono lì. La discesa ci impiegherà altrettanto tempo, ma mai avremmo pensato di tribulare così tanto sul ghiacciaio. Sono solo le 10 di mattino quando iniziamo la discesa, ma rispetto al giorno prima le condizioni sono ancora più precarie. La cordata dietro noi finisce in un buco, miracolati. Noi un passo alla volta progrediamo. Saltiamo buchi, avanziamo, arretriamo, finchè non giungiamo sulla morena e poi dopo un’ora alla macchina. Un’avventura faticosa, ad alta quota, su una delle creste più lunghe che io abbia mai percorso. 3km andare e 3km a tornare sul II+/III richiedono mente lucida e molta attenzione, sempre, specialmente dopo una notte senza dormire.

Marco sempre garanzia di grandi giornate di alpinismo. Come dice lui, quando saremo ottantenni ci troveremo sul nostro amato Gavia e ripenseremo a questa grande giornata, con un po’ di nostalgia certo, ma con un ricordo che sarà indelebile.